STORIA

Il nome del comune di Salcito, deriva dalla natura idrogeologica del terreno su cui sorge l'abitato, infatti numerose sono le sorgenti presenti sul territorio. In tempi passati ha avuto nomi simili a quello attuale. Nel periodo Longobardo era chiamato Salectu, ai tempi dei Normanni e degli Svevi Salicitum, nel secolo XV Castrum Saliciti ed infine, nei secoli successivi Salceto. Gli studi condotti finora per la conoscenza della stroria di Salcito, hanno rilevato che Salcito ha fatto parte di un complesso di feudi che si estendevano tra la Valle del Trigno e quella del Biferno di cui era proprietario Nicola D'Evoli. A partire dalla fine del 1400, Salcito passò ai feudatari Di Capua, poi ai De Regina e agli Spina Fu Paolo Francone, nel 1653 ad acquistare, il feudo di Salcito e a farlo diventare il centro di tutti i possedimenti della famiglia Francone in Molise. Salcito è situato su una ridente collina a 706 metri sul livello del mare, a ridosso di Montelungo. Dal centro abitato si scende a picco giù lungo una strada asfaltata di pochi chilometri, verso il fiume Trigno lungo il quale si snoda la fondovalle omonima, che permette di raggiungere agevolmente le città di Isernia e di Vasto. Se giri lo sguardo intorno, si apre davanti a te un paesaggio incantevole: puoi osservare tanti paesi, tra cui Bagnoli del Trigno, Pietrabbondante, Poggio Sannita, Agnone, Schiavi d'Abruzzo, Belmonte del Sannio e in lontananza Capracotta. Salcito è comodamente collegato con l'autostrada del Sole e e l'autostrada Adriatica, altrettanto dicasi per il capoluogo di regione Campobasso, da cui Salcito dista meno di 40 Km. È certo che il primo gruppo di case di Salcito risale a prima del Mille. Dapprima appartenne al ducato di Benevento e, quando questo fu diviso in contee, fece parte della Conte di Molise. Quando, poi, le contee furono frazionate, Salcito passò nella circoscri­zione di Pietrabbondante fino all'ultimo periodo longobardo. Nel periodo della dominazione Normanna, tornò a far parte della contea di Molise alla quale rimase legata per tutto il periodo svevo La prima famiglia che tenne il feudo di Salcito è quella di "De Lavan­deria" (1268-1285); poi la famiglia "De Sus" (1285-1310) con Amerigo I e Amerigo II e Pietro; in seguito la famiglia "Villacublay" (1310-1313) con Egidio; successivamente Pipino (1313-1337) che era di origine francese. Nicola D'Evoli che nel 1300 aveva costruito il castello di Castropi­gnano, nel 1337 diventa, non si sa come, signore anche di Salcito. Suo figlio Guglielmo, estese il suo dominio anche su Trivento. Gu­glielmo fu famoso per il suo valore militare e divenne cavallerizzo maggiore della corte di Roberto d'Angiò, re di Napoli.  Quando è Guglielmo D'Evoli che perde la signoria di Salcito, è  Bartolomeo Pietravalle, figlio del famoso capitano degli eserciti e diplomatico Riccardo di Gambatesa, che diviene signore di Salcito aven­done comprato le terre. Pietropaolo, figlio di Bartolomeo, non fu molto fortunato: infatti nel 1345 fu privato del feudo di Salcito. Divenne allora, signore di Salcito, Andrea Carafa. Questi diede Salcito alla figlia Andriella, sposa di casa D'Evoli, che già possedeva il feudo di Sant'Angelo Limosano. Senza eredi di Andriella, Salcito ritornò al Demanio. Il re Laslao di ­Durazzo (1368-1414) concesse Salcito a Luigi Galluccio, figlio di Giacomo  e di Caterina Caracciolo. Alla sua morte gli successe Luigi II che tenne il feudo fino alla morte  nel 1464.  Giovanni Monticello è signore di Salcito dal 1472 al 1495: a questo periodo risale la costruzione del palazzo baronale. Infatti nella porta a nord-est c'è inciso "HORMASERO BAPILEO” (nome di origine normanna) e 1492. Alla famiglia, Monticello succede, nel 1495, la famiglia Di Capua che, con Andrea e Ferrante, ha il feudo di Salcito fino al 1523. Di seguito la famiglia Regina governò Salcito dal 1523 al 1652 con Gaspare, Francesco ed Antonio. Nel 1589 era marchese di Salcito Francesco Regina che si comportò, con i sudditi, in modo autoritario: si considerava un padrone e riteneva contadini suoi schiavi. Impedì ai contadini di abbeverare gli animali a Fonte le Frassi, si delle terre del Demanio e, perciò, si permise di vietare anche il pascolo su quelle terre.   Ma i  cittadini di Salcito si fecero sentire. Quando fu esaminato il ricorso da loro presentato, il Marchese ebbe torto. Il Giudice tolse al Marchese il Feudo e lo affidò alla marchesa Donna Giovanna Spina perché era zia  di Francesco. Giovanna Spina, nominata tutrice del feudo, chiese al Regio Consigliere  e al Commissario del Tavolario di Venosa di fare una precisa distinta di  quanto comprendeva il Marchesato: in quanto tutrice voleva compiere bene il suo dovere di curare gli interessi di Salcito. Nel 1652 Carlo Brancaccio, dopo aver fatto attente ricerche, dichiarò che appartenevano a Salcito «i tre casalini disabitati di Pietravalle, Ca­stello Rugbo e Pietra Jannizzera, ed i territori seminativi della Marche­sana, di Montepiano e di Fonte le Frassi». Nel 1654 Andrea Buono nominò marchese di Salcito Paolo Francone che aveva sposato Vittoria San Felice dei duchi di Bagnoli. Nel 1657 Paolo Francone emana l'ISTRUMENTO DELLE CAPITULAZIONI DEL­L'UNIVERSITÀ DI SALCITO COLL' ILLUSTRE MARCHESE.


 
Cosa vedere:
 

Il Palazzo Baronale, ormai rudere, apparteneva alla famiglia Caracciolo (secolo XV); la sua posizione domina tutto il territorio di Salcito ed è inserito tra la Chiesa di San Basilio Magno e la "Chiesa Nuova". La Chiesa di San Basilio Magno risale al 1500. Nel 1653 venne costruita la Cappella del Carmine e della Madonna di Costantinopoli. Nell'agro di Salcito sono stati rinvenuti anche due reperti riconducibili sicuramente ad un'epoca romana e l'altro al periodo medioevale. Quest'ultimo è un capitello a base tronca con cornice di tipo a tortiglione, decorato con motivi vegetali e porta la data del 1358. Interessante la Chiesa Parrocchiale di San Basilio Magno, collocata all'apice del borgo più antico del paese, risalente al 1500. Per accedere all'area bisogna passare sotto l'Arco Porta di San Basilio, porta di accesso costituita da un "unicum" architettonico che delimita l'area comprendente la dimora baronale dei "Mascione", la Chiesa matrice di San Basilio Magno e i resti del rudero palazzo "Caracciolo". Da non perdere la vetrina permanente dei paramenti sacri e la vetrina permanente dell'antica farmacia.